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La vita in camper

Erano forse passate da poco le 05:00 quando iniziai a sentire le voci fuori dal camper. Il sonno intorpidiva ancora la mia mente e non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Sentii i miei svegliarsi. C'erano delle torce puntate contro la nostra casa gommata. Dall'oblò vidi almeno tre figure nella divisa della polizia inglese. Da quello che intesi i poliziotti ci stavano intimando di andarcene immediatamente da quel posto e di preparaci ad un ispezione del veicolo. La sera prima eravamo stati colti dalla tipica, fittissima nebbia britannica e stavamo procedendo senza avere idea di dove fossimo, con il vecchio Tomtom che faceva le bizze.

Così mio padre, stanco, decise di fermarsi e passare la notte sul bordo di quella strada sperduta. Io, i miei fratelli e mia sorella ci affacciammo dalla zona mansardata del vecchio Rimor tutti insieme, verso il finestrino dove c'era il poliziotto più burbero, lo stesso che ci intimava di preparaci alla perquisizione. Chiese quanti fossimo. Mia madre rispose in sei e indicò i nostri volti sottosopra. Quando il poliziotto ci puntò la torcia contro e vide quattro bambini incuriositi guardarlo con occhi grandi, scoppiò a ridere e ci disse che era tutto apposto e potevamo restare per la notte. La mia famiglia si rimise a letto mentre i primi raggi dell'alba tingevano di rosa il cielo.

E fù lì che me ne accorsi, la nebbia era scomparsa e dalla collina intravidi sempre con più nitidezza le sagome millenarie dei massi di Stonehenge.

Erano a meno di quattrocento metri da noi, senza nulla a separarci. E attraverso di esse come sempre aveva fatto negli ultimi 5000 anni, un nuovo sole si stava affacciando alla vita.

Questa scena mi è rimasta indelebilmente impressa nella mente. Come altre centinaia assieme ad essa. Nel mondo moderno, circondati da agi e lussi, da wi-fi e acqua corrente ovunque, si è andato perdendo il senso vero del viaggio, sostituito sempre più spesso dal concetto di vacanza. Il viaggio in camper è forse l'ultimo baluardo di quello che può essere un vecchio modo di viaggiare, portandosi dietro la casa, come facevano i nostri antenati prima di noi. Ci sono ancora persone che fanno viaggi perdendosi in luoghi sperduti o pericolosi, cercando l'ebrezza che può aver provato un Livingstone od un Marco Polo. Ma è profondamente diverso dalla filosofia che c'è dietro il camper.

Il camper innanzitutto è un mezzo che può essere usato in massa, senza perdere il suo flavour, anzi ne è un valore aggiunto. Mentre una jungla od una spiaggia esotica, piena di persone ne svilisce l'unicità, una carovana di camper on the road eleva al quadrato la sensazione di esser parte di un viaggio. La possibilità di fermarsi ovunque lungo la strada, permette deviazioni impreviste e avventure che non ci si aspetta e ricorda molto da vicino l'idea di far ancora degli antichi galeoni.

Ed ancora meglio quando si trova un porto sicuro, come un bel campeggio attrezzato, dove altri velieri della strada trovano rifugio sicuro e acqua in abbondanza. Inoltre con il camper, proprio per la sua natura di veicolo, non ha bisogno di andare in luoghi lontanissimi per poter esprimere al meglio il suo stile di viaggio. Un qualunque tipo di giro, anche nella vecchia Europa o appena fuori porta nella tua regione darà sempre quelle sensazioni d'avventura. E' tutta una questione di quanto tempo vuoi godertele queste sensazioni.

Parliamoci chiaro, probabilmente il camper non è uno stile spostamento adatto a tutti. Ha i suoi disagi, come l'acqua limitata o la necessità di "fare scorta" di cibo lungo la via. Ma non è nulla che un pò organizzazione non possa affrontare, come una ciurma è pronta ad affrontare l'oceano. Non scorderò mai il giorno in cui ero seduto sul gabinetto, nella zona posteriore del vecchio Rimor e mio padre prese una terrificante buca con le ruote di dietro. Saltai nel bagno fino a sbattere la testa al soffitto e rimasi due giorni con un bernoccolo in fronte. Eppure nemmeno quel colpo così forte mi potrà mai togliere dalla testa questo ricordo, questo annedoto che sicuramente racconterò fino alla vecchiaia per far ridere i miei nipotini. Fa parte del gioco, fa parte dell'avventura.

Eppure la parte migliore del viaggio in camper sono i legami che si creano e si stringono. Si vive spalla a spalla, in un ambiente comunque ristretto, anche nei camper più lussuosi ed ampi. Una persona può credere che già si vive la propria famiglia ogni giorno, nella propria casa di tutti i giorni. Ma non è così. In un camper si vive insieme, si dorme insieme, si mangia insieme. E si litiga anche insieme. E tutto ciò porta ad essere in contatto con la parte più vera delle persone che ti circondano, sia nel bene che nel male. Potranno anche non piacerti alcuni aspetti di un tuo compagno di viaggio, ma nel camper sai che quegli aspetti sono puri, senza filtri. E li inizi ad apprezzare, a capire, perché le maschere cadono quando non ci si può isolare o fuggire ed alla fine ci si ritrova sempre davanti ad uno specchio. Ad assomigliarsi un pò tutti. Mentre dal finestrino il paesaggio scorre veloce verso la prossima tappa.

Il camper e la vita on the road lo ripeto, non è per tutti. Ma tutti dovrebbero provarlo almeno una volta. Sono esperienze davvero splendide, che mi hanno aiutato a crescere, ed a percepire meglio il valore del mondo attorno a me e delle persone che mi circondano. Certo, ha dei costi, ma non così elevati come si può pensare. Soprattutto se si possono condividere le spese. Ed è con questo pensiero che nasce Cocovan, piattaforma ideata appositamente per lo sharing dei viaggi in camper, per trovare subito la tua ciurma o la tua nave e partire per qualunque meta desideri, vivendo nuove avventure e facendo tante conoscenze lungo la rotta.

Non ti rimane nient'altro da fare che partire.

Buon vento a tutti voi!

Nicola di Cocovan

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